Dalle dimissioni di Peppe Scopelliti é iniziato un circo di divertimento per trovare il candidato ideale per sedersi alla Presidenza della Regione Calabria. Da entrambi gli schieramenti trapelano solo illusioni ai cittadini. Il PD con le sue “Primarie” anche per eleggere il segretario di quartiere trapela compattezza, il Centro Destra in balia delle liti interne, che non riescono a ricucire è ala ricerca di un leader inesistente. È iniziato un nuovo corso politico, i vecchi marpioni non riescono ad allinearsi, lo scenario politico sta cambiando e chi ne paga le conseguenze sono i poveri cittadini, gnorri di ciò che accade, ma oggi non è più il tempo della politica delle promesse, del fumo negli occhi o dei raggiri di parole, la concretezza dei fatti ha il predominio su tutto. Prendendo spunto dai commissari del Comune di Reggio Calabria, che in questi mesi hanno totalmente affossato l’intera città, hanno ammazzato le risorse che essa offre e hanno ridicolizzato una città metropolitana, con pessima gestione, opere incompiute e degrado totale, in compenso hanno triplicato le spese dei Reggini, fortunatamente al peggio non c’è mai fine. I futuri candidati a sindaco lavorano sull’immagine trascurando i contenuti, i programmi, le idee di sviluppo e soprattutto la crescita di una bellissima città. La Politica è fatta di numeri, di idee e di contenuti se questi vengono a mancare meglio mettersi da parte, ricompattare una Destra deve essere la priorità assoluta per misurarsi alla pari con la Sinistra, base della sfida devono essere i contenuti.
Stiamo perdendo mesi preziosi mentre il nostro Paese è in grandissima difficoltà. La mancanza di lavoro in tantissime famiglie, l’assenza di prospettive per molte imprese, l’insufficienza di risorse per troppe comunità nelle varie parti d’Italia stanno diventando insopportabili. Un numero crescente di italiani di ogni età, mestiere e formazione cerca futuro altrove. Ci ritroviamo di nuovo in recessione mentre quasi tutto il resto del mondo sviluppato ne è uscito. Fa paura dirlo, ma rischiamo un futuro di povertà.
Da troppo tempo non ci accorgiamo di questo disagio crescente. Oggi la priorità sembra essere quasi esclusivamente quella delle riforme costituzionali che, per come sono state concepite, non risolveranno la paralisi gestionale del Paese, né favoriranno partecipazione e governabilità. Anzi, e questo è quello che dovrebbe spaventarci, mettono addirittura a rischio alcuni princìpi della nostra democrazia.
L’Italia, per rimettersi in moto, ha sicuramente bisogno di profonde riforme e di nuove regole istituzionali e giuridiche; ma senza un progetto Paese coraggioso, senza le persone capaci di elaborarlo e realizzarlo, non si potrà “cambiare verso”. La politica degli ultimi anni non è stata all’altezza del compito ed è in buona parte responsabile dello stato di salute del Paese. Se pensiamo che la riforma della politica passi semplicemente attraverso il taglio (di forma) di qualche poltrona, ci sbagliamo di grosso e rischiamo di pregiudicare definitivamente le nostre prospettive.